Tanto per chiarire / Just to make it clear


Tanto per chiarire / Just to make it clear

Più che un blog questo è un diario di appunti, dove spesso mi segno e rilancio articoli ed opinion interessanti trovate in giro per la rete.

Cerco sempre di citare e linkare correttamente la fonte originale. Se comunque trovaste roba vostra che volete che tolga o corregga, vi prego di segnalarmelo a Stef@cutillo.eu
This is a notebook -not really a blog- where I often relaunch interesting stuff I find roaming on the net.
I always try to link correctly the original sources. If anyway you find your stuff and want me to remove or correct it, please let me know at Stef@cutillo.eu


Questo blog, ovviamente, non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità e con molta poca coerenza. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 e seguenti.
This is just a silly legal note to state that this (SURPRISE! SURPRISE!)
is not a newspaper or a news publication whatsoever.

martedì 25 ottobre 2011

Steve Jobs Solved the Innovator's Dilemma - James Allworth - Harvard Business Review

"My passion has been to build an enduring company where people were motivated to make great products. The products, not the profits, were the motivation. Sculley flipped these priorities to where the goal was to make money. It's a subtle difference, but it ends up meaning everything." Steve Jobs


The original article is here, but the substance, I think, is in his sentence above.

Focusing on what you do, not on what you make with it. This should be made compulsory to learn in management schools.


Steve Jobs Solved the Innovator's Dilemma - James Allworth - Harvard Business Review

venerdì 21 ottobre 2011

Wikileaks ?

"Giornalismo è diffondere quello che qualcuno non vuole che si sappia. Il resto è propaganda"
(Horacio Verbitsky)

martedì 18 ottobre 2011

Missing the train... with style!




They don't know why they are protesting? Really?!?

Steve Jobs: How to live before you die | Video on TED.com

The story of a drop out told by himself.

For the first time, I like Steve Jobs.

Poi non dite che non eravamo stati avvertiti!

L'originale è su: http://pensareliberi.com/2011/10/18/indignati-considerazioni-e-riflessioni-sugli-scontri-di-roma-del-15-ottobre/
INDIGNATI – Considerazioni e riflessioni sugli scontri di Roma del 15 ottobre
18 ottobre 2011

6 Voti
CONSIDERAZIONI E RIFLESSIONI SUGLI SCONTRI DI ROMA DEL 15 OTTOBRE
Innanzi tutto credo sia d’obbligo fare un grosso distinguo tra la stragrande maggioranza dei partecipanti a quella manifestazione che doveva essere, nelle loro intenzioni, pacifica. Quella eterogenea massa di gente costituita da attivisti e simpatizzanti di partito, da persone realmente e sinceramente preoccupati del loro futuro, da colorati e gioiosi festaioli erano un’innocua amalgama, un inconsapevole contenitore. Al loro interno si occultavano, con maestria da trasformisti, alcune centinaia di estremisti, quelli che con una definizione troppo generalistica vengono definiti “Gli incappucciati o black bloc”. Ovviamente tra la festante maggioranza dei partecipanti al corteo e i guerriglieri non vi era connivenza, attenzione ho detto “maggioranza”, perché credo non si possa escludere a priori che oltre alla forza d’urto costituita dai ragazzi in felpa nera vi fossero, tra i pacifici partecipanti, anche altri individui che nonostante abbiano mantenuto fino alla fine la loro posizione di anonimato hanno fatto da osservatori al servizio dei “combattenti”. Come avrete capito io contesto assolutamente la teoria che vuole i ragazzi violenti come degli individualisti privi di un’organizzazione e di una regia, mi rifiuto di credere che essi agissero spontaneamente senza aver nulla programmato e senza aver studiato un piano ben programmato. Chiunque si intenda un poco di strategia militare si sarà reso conto che quei ragazzi hanno applicato un piano tattico ineccepibile, la cui realizzazione prevede una programmazione, uno studio del territorio delle operazioni e di una direzione accurata e gerarchicamente strutturata.
Gli incappucciati ad un certo punto del percorso del corteo, o meglio in alcuni determinati punti, si sono rivelati ed hanno fronteggiato le forze dell’ordine, già in allerta in quanto prevedevano possibili scontri, le forze dell’ordine sono confluite per fermare e disperdere i violenti. Queste forze di  scontro hanno manifestato l’intenzione di voler ingaggiare battaglia, poi quando sono stati sicuri che il grosso di Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza era accorso per costituire un muro invalicabile si sono rapidamente dispersi in molteplici direzioni, raggiungendo i loro reali obbiettivi lasciati sguarniti e senza difesa, una manovra diversiva di tutto rispetto che prevede una strategia ben studiata e una regia sul campo oltre ad una capacità di coordinamento eccellenti. Si ricordi che molti di questi ragazzi non sono di Roma e muoversi con sicurezza attraverso una città dalla viabilità difficile come la Capitale non è cosa da poco. Roma è una città difficile, dove gli stessi romani, a volte si orientano a fatica, e dove anche i navigatori satellitari bestemmiano. Spostare con precisione alcune centinaia, dicono cinquecento, ragazzi collocandoli con precisione, dopo averli divisi in gruppi più piccoli, sugli obbiettivi da colpire non è affatto semplice. Una simile tattica prevede un accurato studio del territorio ed un’ispezione dei luoghi, oltre, ovviamente, a dei quadri di comando distribuiti sul campo ma anche al di fuori del teatro delle operazioni, sicuramente vi erano molti osservatori che avvisavano i rivoltosi degli spostamenti e delle contromisure che venivano messe in atto dalle forze dell’ordine. L’idea che mi sono fatto studiando i video e le piantine delle zone interessate è che gli incappucciati hanno gestito in maniera militare le operazioni e sono stati di gran lunga più efficienti di chi li fronteggiava.
Inutile farsi illusioni, a mio avviso stiamo assistendo alla rinascita di un movimento di estrema sinistra, che nulla ha che vedere con la sinistra attuale che tutto è fuorchè  sinistra comunista. Solo chi come me ha vissuto gli anni di piombo e ancor prima i movimenti studenteschi del ‘68 e seguenti, facendone poi motivo di studio ed approfondimento, cercando di andare alle radici del terrorismo rosso può, forse, rendersi conto che si sta sottovalutando i fatti del 15 ottobre.
Non dobbiamo dimenticare che l’Italia ha avuto il più forte partito comunista dell’Europa occidentale, che tale partito, il PCI, sosteneva e finanziava le sue frange più estremiste, questo almeno fino all’avvento del cosiddetto compromesso storico di berlinguerliana memoria, e che solo dopo il rapimento dell’onorevole Moro il PCI si dissociò in modo chiaro ed univoco dalla lotta armata, di cui fino ad allora aveva teorizzato l’avvento. L’aperta condanna delle brigate rosse e dei loro metodi avvenne dunque solo sul finire degli anni ‘70. Le stesse brigate rosse avevano natali che si possono far comodamente risalire, senza soluzione di continuità alle brigate partigiane dei GAP (gruppi armati partigiani) inquadrati nel CLN (Comitato di liberazione  nazionale). Solo in Italia vi è stato un movimento terroristico di matrice comunista così ben organizzato, e finanziato, in tutto il resto dell’Europa è stata ben poca cosa al confronto. In Francia Action Direct, in Germania la RAF (frazione armata rossa) sono stati movimenti poco incisivi e facilmente debellati dallo stato.
Temiamo che la crisi economica globalizzata che ha investito i mercati occidentali, unitamente ad una economia le cui leggi si sono, con il tempo, estremizzate, passando da una economia di mercato ad un’economia d’elite in cui pochi, enormi gruppi di potere fanno il mercato e impongono la loro volontà e le loro regole, abbia, o stia, generando una nuova generazione di contestatori violenti. Forse non conosceranno Marx, non avranno letto il Capitale o Il Manifesto del partito comunista, ma si sentono respinti verso il proletariato o addirittura il sottoproletariato. Forse non hanno ancora la copertura ideologica e vanno a far guerriglia ai cortei come andrebbero a farla allo stadio, ma certamente troveranno sul loro cammino, ammesso che non sia già successo, uno o più personaggi che strumentalizzeranno la loro rabbia e ne faranno un mezzo di pressione per ottenere potere.
Facciamo attenzione, fatti come quelli di Roma non sono mai fini a se stessi, ma sono il frutto di un malessere che serpeggia pericolosamente e che potrebbe addensarsi in movimenti di portata sociale. Bisogna che si rivedano, in modo serio e non con operazioni di facciata, i criteri di distribuzione della ricchezza: oggi troppi strati della popolazione, per altro sempre più cospicui, sono tagliati fuori dal benessere e sospinti verso la povertà. L’indigenza già oggi coinvolge e attanaglia  ben otto milioni d’italiani.
Luigi Orsino

lunedì 17 ottobre 2011

Tempi bui

Consiglio a tutti di leggersi 'sto fanatico dei Black Block che hanno messo a ferro e a fuoco Roma senza davvero chiedersi perché: questi scatenano la loro frustrazione con tattiche paramilitari, ma quando si parla delle ragioni non sanno neanche che dire e si nascondono dietro slogan idioti ("non discuto di politica con i giornalisti" dopo aver raccontato con orgoglio le tattiche che a lui avrebbe fatto comodo tenere riservate).
Questi -non i celerini- sono quelli che hanno picchiato i dimostranti veri che tentavano di fermarli.
'sti Black Block paiono le Camice Nere del nascente Partito Nazionale Fascista.
E tra l'altro offrono un alibi meraviglioso a quelli che dicono di voler combattere.
Da un lato Berlusconi ed i suoi lacchè pronti a tutto per portare a casa il possibile. Dall'altro questi.
Sono molto preoccupato.

venerdì 14 ottobre 2011

Wisdom

Finding a wealth of wisdom around the net today.
Here a couple of examples of the most insightful, wrapped in the least serious way.