Alla festa di addio di amici che si trasferivano, chiacchieravo con un tizio appena conosciuto.
Non so come siamo finiti a parlare della mia storia personale, di come sono arrivato qui e di cosa feci allora, ed in particolare di tutta una serie di previsioni che feci e in base alle quali impostai il mio lavoro, quando cambiai completamente professione per seguire la famiglia.
Gli ho raccontato di quando avevo previsto con molto anticipo la grave crisi finanziaria del 2007/2008. Di come tentai di avviare un grande progetto internazionale di informazione economica, nel disinteresse generale, in quegli anni in cui si dava per scontata la vittoria americana della Guerra Fredda ed il conseguente benessere crescente per sempre. Quella che con sin troppo entusiasmo e troppa fretta, un politico e politologo americano definì "la fine della Storia", salvo poi farsi smentire clamorosamente dagli attentatori dell'11 settembre 2001.
Gli raccontai di come quel progetto che non trovò estimatori, finii per riconvertirlo per parlare di salute -argomento ben più federatore- e di come finii per produrre, tra l'altro, un documentario che analizzando la storia della SARS, annunciava l'arrivo, prima o poi, di quello che sarebbe stato il Covid (SARS2).
E gli raccontai di quando chiacchierando con amici nel 2019, qualche mese prima delle elezioni presidenziali statunitensi, spiegai che se avesse rivinto Trump (esito poco probabile) sarebbero stati guai per l'economia americana e per il loro posizionamento internazionale, ma che se avesse vinto Biden sarebbero stati guai grossi per tutti gli altri, a partire dall'Europa e la Russia, e che l'Ucraina sarebbe stata mandata al macello, usata come un grimaldello per scardinare le velleità europee e russe di liberarsi dell'oramai inutile egemonia americana.
Non avevo la sfera di cristallo. Semplicemente sono un giornalista ed avevo seguito il golpe ucraino del 2013/'14, quando ad incitare dalle barricate i rivoltosi contro il presidente ucraino, colpevole di non essere sufficientemente filooccidentale, c'erano diversi politici americani, e quando negli anni successivi, molti numeri due dell'amministrazione Obama, a partire dal vicepresidente Biden, si concentrarono nel tentativo di spingere l'Ucraina alla rivolta contro lo storico alleato russo, contro la maggioranza degli ucraini, che se nelle regioni occidentali guardavano a Bruxelles e a Washington, nel resto del Paese votavano compattamente per la sicurezza del rapporto privilegiato con Mosca.
Per una volta che qualcuno mi ascolta, mi sono lasciato andare. Lui era affascinato.
Mi ha chiesto cosa prevedo per il futuro.
Lì per lì non mi è proprio venuto in mente di fare vaticinii.
Ripensandoci, credo di poter prevedere un futuro grigio per l'Europa Unita. Un futuro già iniziato nel momento in cui le pressioni e le provocazioni americane con lo spauracchio della NATO hanno spinto la Russia di Putin ad invadere l'Ucraina, in difesa degli Ucraini filorussi bombardati oramai dal 2014, ma anche in difesa dei propri confini, oramai minacciati esplicitamente dai progetti di adesione alla NATO, il che vorrebbe dire avere armi e truppe storicamente (e potenzialmente) nemiche a pochi passi da Mosca, senza neanche ostacoli naturali a poterne rallentare l'eventuale avanzata.
Gli Stati Uniti stanno vivendo un momento difficile. Sono profondamente spaccati tra destra e sinistra, tra straricchi e strapoveri, tra conservatori ed antirazzisti, tra antiabortisti e liberal... Il loro predominio economico è messo a rischio dall'emergere di economie alternative, dalla Cina, all'India, al sudamerica non più controllabile con colpi di stato e dittature, oggi che la scusa della minaccia comunista non ha più senso.
Il rischio di conflitto civile è tutt'altro che peregrino, vista la quantità e qualità di armi che circolano e le milizie paramilitari che prosperano. D'altronde già oggi le frequenti sparatorie a sfondo razziale o religioso, sarebbero considerate un conflitto in qualsiasi altro Paese occidentale.
La guerra "al terrorismo" ha perso smalto, ragione di essere e credibilità, visto, tra l'altro, che gli Stati Uniti continuano a sostenere senza compromessi l'Arabia Saudita, principale sponsor del fondamentalismo islamico.
Per riunificare il Paese (soprattutto i conservatori) e rimettere il guinzaglio agli alleati europei, che iniziavano a rimettere in discussione persino la NATO, gli Stati Uniti avevano bisogno di un nuovo nemico. E perché cercarne uno nuovo, se si può riciclarne uno vecchio, che nell'immaginario occidentale è sempre rimasto, se non propriamente ostile, almeno inaffidabile, con il suo rifiuto di allinearsi.
Ed ecco gli studi dei consulenti del Pentagono che da anni analizzavano le diverse opzioni per destabilizzare la Russia e costringere gli europei a smettere di trattarla da partner politico e commerciale.
L'ipotesi favorita era l'Ucraina, con "costi" contenuti, facilità di esecuzione e "benefici" rilevanti (in termini di danni alla Russia.
E quale momento migliore per dare la spintarella finale, che questo momento, con l'Europa distratta e indebolita da anni di emergenza Covid e dal disastro della Brexit, ed in piena crisi politica, con l'uscita di scena di esponenti politici di primo piano e grandezza e l'Unione Europea in mano a nani politici, come la Van der Leyen, la Metsola, o i tanti dimenticabilissimi dirigenti nazionali, tra i quali sembra un gigante persino una mezza calzetta come Macron.
E quindi vedo un futuro grigio. Nel momento in cui l'UE aveva saputo contenere il tumore della Brexit e restituire agli inglesi il prezzo del nazionalismo esasperato ed inutile che non avevano saputo gestire; quando stava faticosamente contenendo gli altri nazionalismi stupidi di polacchi ed ungheresi, favoriti dai meccanismi di funzionamento dell'Unione, e proprio mentre l'UE stava riuscendo a fare fronte comune contro i populismi più beceri, ecco che Putin, che da quasi dieci anni si limitava a sostenere gli Ucraini filorussi, si trova minacciato apertamente di trovarsi la NATO ai confini. Non più i limitati confini Baltici, ma le interminabili e indifendibili pianure meridionali, da cui potrebbero facilmente tracimare i nuovi "barbari", un nuovo Napoleone o un nuovo Hitler come quelli del passato che ancora abitano gli incubi dei Russi.
Ed i leader europei, colti alla sprovvista perché tutti troppo occupati con i loro piccoli problemi interni, non hanno saputo fare altro che accodarsi ciecamente ed acriticamente al vecchio padrone americano. Burattini contro i nostri stessi interessi. Oramai troppo implicati per poter azzardare i passi indietro che visibilmente i meno peggiori vorrebbero iniziare a fare adesso che ci arrivano addosso le prevedibili conseguenze del nostro coinvolgimento in un conflitto che non ci riguardava.
Sarà difficile rialzarsi, dopo esserci ciecamente autosabotati con sanzioni che paghiamo soprattutto noi (assurdo bloccare le importazioni di gas e greggio russo per ricomprarlo dagli americani a prezzi enormemente maggiorati ed in quantità molto inferiori!).
Sarà dura tornare ad essere centrali, dopo aver trattato da paria un prezioso e vicino alleato ed aver restituito il comando agli Stati Uniti, rinunciando ad essere trattati da pari a pari.
Sarà dura recuperare la credibilità perduta, dopo che l'UE delle frontiere chiuse e dell'immigrazione controllata ha accolto in massa milioni di ucraini al grido di "sono come noi", perché presumibilmente alti belli e biondi (Ariani?) e nominalmente cristiani (anche se è la prima volta che consideriamo davvero tali gli ortodossi), ma non troppo.
Dopo questa continentale dimostrazione di razzismo, come potremo tornare a considerarci la culla della civiltà e della tolleranza? Come potremo dirci diversi da chi discrimina su base razziale?
L'Europa in cui credevo come faro di futuro si è azzoppata da sola. Ovunque prosperano i peggiori nazionalismi, i populismi più inetti...
Prevedo anni difficili. Spero non si arrivi alla catastrofe.
Ho sempre saputo che la storia va avanti per cicli, tornando spesso un bel po' indietro.
Speravo di risparmiarmi il ciclo che vedo arrivare. Probabilmente mi ero illuso, un po' come quell'americano della "fine della storia" (Francis Fukuyama), che la Storia stesse andando davvero nella giusta direzione.
Spero che sia vero l'adagio per cui la Storia si ripete sempre, la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Ma temo che anche una versione farsesca dei nazionalismi dello scorso secolo ci costerà enormemente cara, oggi. Anche perché il pericolo rappresentato dall'arsenale nucleare statunitense, prima ancora che russo, non ha fatto che aumentare.