Riporto qui di seguito l'accalorata (almeno de parte mia) discussione con un vecchio amico.
Paolo:
Sullo scempio del processo breve hanno colpe tutti: da Berlusconi che si fa beffa dell'interesse comune, agli zelanti sudditi del centrodestra che gli reggono il gioco, all'asse sinistra-magistratura incaponito a distruggere il nemico coi processi. Va ristabilito l'equilibrio tra politica e ordine giudiziario, e va costruita sui contenuti e sulle proposte un'alternativa seria a questa sfacciata maggioranza.
Stefano:
'azzo dici?
Voler concludere un processo con una sentenza (che renda giustizia ad eventuali vittime e/o assolva l'imputato da accuse immeritate...) vuol dire 'voler distruggere il nemico con i processi'?
L'unica vera colpa ce l'hanno quelli che si bevono le assurdità di Berlusconi, a partire da quella qui sopra!
Se avessimo un minimo di decenza e di senso della giustizia, di processo breve in questi termini non si sarebbe mai parlato!
Paolo:
Non è materia da affrontare con la clava di princìpi anelastici e incontrovertibili. La questione è molto complessa, e investe anche il primato tra politica e magistratura (oggi a completo squilibrio di quest'ultima), la questione democratica del consenso popolare (è un valore parziale o supremo?), le disfunzioni della giustizia e le collusioni con la politica (che dire del rapporto tra ex PCI e Magistratura Democratica?), i mancati rimedi all'anomalia berlusconiana (oltre 6 anni di opportunità per sanare il conflitto di interessi), il tema delle strategie su cui costruire un'alternativa. Se dici che bevo alla fonte di Berlusconi offendi, oltre che me, anche il buon senso di chi vorrebbe evitare la demolizione della giustizia e vivere in una democrazia per quanto possibile sana e "normale".
Stefano:
E così, mentre ci masturbiamo il cervello per cercare di far contenti tutti, perdiamo di vista l'obiettivo: un Paese normale, dove la giustizia non si discute, ma si applica, dove la politica ha il diritto/dovere di stabilire le regole, ma non di metter bocca su coloro che vigilano sul rispetto di tali regole e dove una vittima di un sopruso possa rivolgersi al magistrato consapevole che il torto verrà raddrizzato e non trovarsi a dover scegliere se rinunciare ad aver giustizia o chiederla al capomafia locale.
È con ragionamenti del genere che abbiamo perso il treno della bicamerale! Perché quel coglione di D'Alema non voleva passare per il cattivo comunista armato della "clava di princìpi anelastici e incontrovertibili".
Ed è così che ha allontanato una gran parte dell'elettorato di sinistra, disperato alla ricerca di qualcuno che quei principi li difenda ancora. Con la clava, se necessario!
Perché pensa un po' che per me quei principi che a te sembrano ingombranti, io li chiamo Costituzione, e per me danno un senso alla democrazia.
Altrimenti, se devo rinunciare a quei principi, allora sono d'accordo con Berlusconi: non vale più la pena né di rispettare le regole né di pagare le tasse!
E sinché qualcuno non riprende in mano quella cazzo di clava, non vale certamente la pena di andare a votare per ritrovarmi ancora (non) rappresentato da timidi intellettuali che inculano le mosche (espressione francese per dire "spaccare il capello in quattro") mentre Berlusconi incula tutti noi!
Paolo:
Stefano, potremmo discutere all'infinito e, purtroppo, ho molto da lavorare. Secondo me sbagli, soprattutto nel presupposto (sui principi, decantati così, decontestualizzati, sono più che d'accordo): cioè quello che vivi in questa Italia (anche se te ne stai a Ginevra), e che devi parlare a questa Italia. Che vota consapevolmente Berlusconi, e che continuerà a farlo. Anche perché lui ha buon gioco a farsi scudo delle mille disfunzioni del Paese (e della giustizia, in questo caso) e a strumentalizzarle per farsi gli affaracci propri. Anche perché la sinistra non dà risposte. Anche perché difende l'esistente chiudendosi gli occhi in nome di princìpi che spesso nascondono altrettanti interessi specifici.
Evita di pensare alla nostra politica come a uno scontro muscolare tra due fazioni (una tra l'altro destinata così alla sconfitta perpetua). Devi parlare a questa Italia, uscire dal recinto fazioso, e forse la convinci delle tue buone ragioni.
Altrimenti ti seguiamo tutti in Svizzera, e buonanotte!
Stefano:
Ma tu 'hai letto quello che ho scritto?
Perché sembri commentare sulle opinioni di qualcun altro.
Altro che scontro tra due fazioni: io (e un buon italiano su tre) non voto più da tempo perché questo scontro sui princípi (di cui sento il bisogno) non lo vedo!
I voti per Berlusconi non aumentano. A calare da anni sono quelli per la sinistra (con l'aumento sia del voto disperso che dell'astensionismo).
Io voglio parlare proprio a questa Italia, nella quale la maggioranza non è di destra (come si ripete stupidamente da anni), ma è attaccata alle conquiste sociali, non è disposta a rinunciare né alla sanità pubblica né all'istruzione, né agli ammortizzatori sociali.
Un'Italia di imprenditori che vorrebbe poter lavorare senza farsi rubare i contratti dai corruttori, né dover pagare il pizzo alle mafie.
Un'Italia che le tasse le pagherebbe, se sapesse che chi non le paga viene perseguito e se la pressione fiscale fosse più bassa (senza evasione potrebbe essere sotto al 30%).
Un'Italia che negli anni '90 ci ha creduto, che ha tirato le monetine a Craxi, altro che dedicargli una strada!
E che da allora viene tradita da quelli che dovrebbero farsi portavoce di queste istanze.
Se dovessi votare oggi voterei Di Pietro, che considero un sempliciotto, ed il suo IdV,che considero incapace di governare, perché è l'unico che -timidamente- esprime lo sdegno che io voglio rappresentato in parlamento.
Invece continuerò a dover rinunciare a quello che dovrebbe essere un diritto fondamentale.
Tanto per chiarire / Just to make it clear
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This is a notebook -not really a blog- where I often relaunch interesting stuff I find roaming on the net.
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Questo blog, ovviamente, non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità e con molta poca coerenza. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 e seguenti.
This is just a silly legal note to state that this (SURPRISE! SURPRISE!) is not a newspaper or a news publication whatsoever.
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