Tanto per chiarire / Just to make it clear


Tanto per chiarire / Just to make it clear

Più che un blog questo è un diario di appunti, dove spesso mi segno e rilancio articoli ed opinion interessanti trovate in giro per la rete.

Cerco sempre di citare e linkare correttamente la fonte originale. Se comunque trovaste roba vostra che volete che tolga o corregga, vi prego di segnalarmelo a Stef@cutillo.eu
This is a notebook -not really a blog- where I often relaunch interesting stuff I find roaming on the net.
I always try to link correctly the original sources. If anyway you find your stuff and want me to remove or correct it, please let me know at Stef@cutillo.eu


Questo blog, ovviamente, non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità e con molta poca coerenza. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001 e seguenti.
This is just a silly legal note to state that this (SURPRISE! SURPRISE!)
is not a newspaper or a news publication whatsoever.

giovedì 30 giugno 2011

Epporcoddiocristo!

Ancora non basta?

Quando finalmente sembrava che ce la facessimo a chiudere con la fase del cambiamento in ufficio ed a cominciare ad applicare il nuovo metodo di lavoro, hanno deciso per il famoso merger, la fusione tra dipartimenti che sembrava fosse stata definitivamente archiviata.
Invece rieccoci qui, a ricominciare di nuovo da zero, in attesa di iniziare a sapere i primi dettagli di come verremo ristrutturati e con la prospettiva di essere di nuovo nell'insicurezza, a rischio, di dover nuovamente cambiare metodo di lavoro, struttura, colleghi, responsabilità...
Ne ho le palle piene. Che gran rottura di coglioni!
Razionalmente vorrebbe dire ripartire per un altro anno di stand-by, ma dopo gli scorsi due anni finiremmo per chiudere bottega e punto.
Mi torna in mente l'ufficio comunicazione, chiuso dopo anni senza direttore, solo per poter licenziare impunemente lo staff usurato da anni di incertezze di cui non avevano colpe, e subito riaperto con nuova gente.
Intravedo un futuro nero.

martedì 28 giugno 2011

La stampa fuori dal mondo.

Su La Repubblica di ieri leggevo l'analisi dell'orientamento politico dopo le recenti batoste elettorali subite dal governo.
Berlusconi a picco, Tremonti (oggi avversario di Berlusconi) il più credibile, il PD primo partito superando il PdL, i movimenti più radicali (IdV e 5 stelle) in crescita, il terzo polo già archiviato nelle sue diverse componenti...

"Prevedibile, finalmente" ho pensato io.

Ed invece in più occasioni sulla stampa torna il commento secondo cui sarebbe stato impossibile prevederlo,a causa innanzitutto del ritorno alla politica di categorie in genere meno impegnate (donne, giovani, studenti...); poi per lo scontento degli elettori dei partiti di governo ed il loro rifiuto di seguirne gli orientamenti referendari ("andate al mare"), infine per l'inatteso (secondo loro) impegno elettorale e soprattutto referendario spontaneo espresso non solo (o non tanto) nei modi tradizionali dei banchetti in strada, quanto piuttosto nel dibattito quotidiano tra familiari ed amici e soprattutto via i vari social media.

Ed allora mi sono chiesto: "Come imprevedibile???"

Lo scontento era ovvio ed atteso. Il dibattito generalizzato tra amici e parenti lo era altrettanto (con gli Italiani, anche vivendo all'estero, il discorso finiva sempre lì). Sui social media bastava esserci per rendersi conto delle migliaia di iniziative, o anche solo della forte partecipazione ai dibattiti online...

Evidentemente in ambiente giornalistico erano concentrati a cercare di analizzare la situazione facendo riferimento ai soliti contatti nelle segreterie di partito. Un mondo a parte oramai da anni. Una torre d'avorio con pochi contatti con la realtà, nella quale sin troppo stampa finisce per adattarsi comodamente continuando a guardare dentro, anziché fuori dalle finestre.

Il calo delle vendite dei giornali non è solo dovuta, a mio parere, "alla concorrenza di internet" come ripetono da anni i giornalisti stessi. È dovuta soprattutto all'incapacità di troppa stampa di tornare a scendere in strada e parlare con la gente, anziché con il potere.

I risultati erano prevedibili. Il crollo del PdL era nell'aria. La scarsa presa dei soliti aspiranti democristiani del terzo polo anche, così come lo era la delusione di chi aveva sperato per la rivolta dei finiani e lo scontento della base leghista per l'impresentabile alleato, i pochi risultati locali e la realpolitik della Lega partito di governo.

Anche la vittoria elettorale della sinistra era abbastanza ovvia, dopo che gli elettori di sinistra avevano scalzato gli apparatchik del PD alle primarie ed avevano imposto candidati outsider, più puliti e non legati a doppio filo alle correnti dei vecchi baroni.
Insomma, piuttosto che votare un uomo di D'Alema resto a casa, ma per votare un vero candidato di sinistra ci vado eccome al seggio!!!

L'unica novità potrebbe essere il nuovo successo nei sondaggi del PD, in parte dovute all'effetto trascinamento dopo le vittorie elettorali (che non sono state del PD, ma dei candidati alternativi), ma anche in grande parte alla capacità di Bersani ed altri (Fassino) di ascoltare l'elettorato, allineandosi agli outsider che li avevano sconfitti alle primarie, accettando e facendo proprie le critiche ed addirittura gli sfottò (Bersani che imita Crozza che imita Bersani è impagabile!!!). Insomma, abbandonando i dalemiani atteggiamenti da centralismo democratico e tornando a farsi interpreti dei propri elettori, ma anche sostenendo (e condividendone il sostegno elettorale) gli outsider eletti, che proprio dall'elettorato provengono.

Infine i referendum: le questioni erano reali ed importanti.
Sul nucleare la gente era convinta anche prima di Fukushima, ma più ancora l'acqua è sentita come un bene pubblico intoccabile, un diritto primario.
L'arroganza, l'avidità e l'inefficienza con cui sono stati gestiti dai privati della cricca (e della P3, P4, etc.) tutti gli interventi nel pubblico degli ultimi anni, non potevano non convincere anche molti elettori liberali dell'inopportunità di privatizzare la gestione dell'acqua. La raccolta delle firme per i relativi referendum era stata organizzata da comitati quasi spontanei ed aveva avuto un successo enorme ed inequivocabile.

Per non parlare di quello su Berlusconi (pardon: sul 'legittimo' impedimento a farsi processare) per il quale la gente, stufa di sentir parlare di Berlusconi, forse a votare non ci sarebbe neanche andata, ma trascinato dagli altri era ovviamente destinato al successo.

Imporre una data referendaria separata dalle amministrative, aggiungendo costi e seccature per tentare di affossare i referendum, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L'ennesimo schiaffo dei potenti all'elettorato che dovrebbero rappresentare.

Era davvero così imprevedibile che l'elettorato fosse stufo di prendere schiaffi?

mercoledì 15 giugno 2011

Le piccole rivoluzioni d'Europa.

In Grecia, come in Spagna, i socialisti al governo pagano il prezzo di una crisi le cui cause sono state ereditate dai governi precedenti.

Forse l'errore è cedere a imposizioni internazionali per l'applicazione di misure di rigore finanziario che, se potrebbero essere capite e forse addirittura apprezzate da un elettorato di centrodestra, sono inaccettabili per l'elettorato di riferimento dei socialisti.

"Meglio finire in bancarotta e poveri, che continuare a cedere alle imposizioni dell'UE" diceva oggi un manifestante greco.

Difficile dargli torto, visto che evitare la bancarotta serve soprattutto a difendere l'euro ed il tenore di vita dei Paesi più ricchi dell'eurozona.

lunedì 6 giugno 2011

Tolleranza -18

Guardavo un reportage sulla microcriminalità agli Champs Elisées.
Ragazzini magari irregolari e senza documenti, bloccati dopo uno scippo e rimessi in libertà perché minorenni.
E da uomo di sinistra mi ribello!

Non è soltanto la frustrazione di vedere criminali in giro per le strade: è la rabbia di vedere questi ragazzini abbandonati ad un futuro da delinquenti in nome dei bei sentimenti.

Da uomo di sinistra credo nell'educazione.
E non trovo educativo che dei ragazzini ed i loro mandanti possano contare sulla non perseguibilità di crimini minori in nome della loro giovane età.
Andrebbero non solo identificati (altro che rilasciarli dopo avergli chiesto come si chiamano), ma portati in questura o centri di detenzione minorile (mica lager!) dove possano uscire solo accompagnati dai genitori e dove genitori e figli si becchino una sonora lavata di capo, in presenza gli uni degli altri.

E condannati a lavori utili, per imparare che il crimine non paga, ma anche che un lavoro ben fatto dà più soddisfazione di un furtarello eseguito senza farsi beccare.

Rilasciarli perché minori, a mio parere, è deresponsabilizzarsene. È la soluzione irresponsabile indegna della sinistra in cui credo e che vorrei.

Non vanno sbattuti in galera tra i cattivi veri: vanno educati perché non lo diventino anche loro.