Tanto per chiarire / Just to make it clear


Tanto per chiarire / Just to make it clear

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mercoledì 16 maggio 2012

Vent'anni dopo

Vent'anni (e tre mesi) fa partiva Mani Pulite e saltava in aria Tangentopoli, un sistema di efferata corruzione generalizzata particolarmente (ma non solo) tra i partiti al potere sino a quel momento, di cui tutti sapevano, ma contro cui nessuno osava levarsi.

Sino ad allora i partiti avevano reagito con sdegno ed aggressività, alle accuse di corruzione bollate come 'populismo', 'qualunquismo', ...

L'arroganza del potere are tale da non tollerare neanche più la satira.
Ne fece le spese un comico geniale e graffiante, colpevole di una battuta insinuante la corruttela del partito dell'allora Presidente del Consiglio che gli valse il bando eterno sia dalla TV pubblica che da quella privata, proprietà dell'amico e sodale del Presidente del Consiglio di cui sopra.

Vent'anni fa alcuni magistrati ebbero il coraggio di provare finalmente a scalfire quel vergognoso muro di omertà, scoprirono quel verminaio putrido, sbatterono in galera uomini estremamente potenti colti con le mani nel sacco dei beni pubblici, portarono le prove in tribunale, diedero il via ai processi.

Il popolo italiano ebbe un moto d'orgoglio e di speranza. Gridò "Ora basta tollerare!" Lanciò monetine agli arroganti capibanda al grido di "rubatevi anche queste!".
I capi di quello schifo finirono additati al pubblico disprezzo. Il più arrogante di tutti finì i suoi giorni da latitante. Qualcuno, tra i pochi con ancora un po' di dignità, mise fine ai suoi giorni.

La guerra fredda, con le sue minacce, le sue influenze e le sue limitazioni alla nostra democrazia era finalmente finita. 
Chi ne aveva tratto indebite rendite di posizione veniva scalzato dal potere. 

Partiti nuovi nascevano sull'onda del disprezzo per il potere centrale con sede a Roma. Partiti che vennero definiti 'giustizialisti' o addirittura 'forcaioli' e che rivendicavano con orgoglio queste sprezzanti definizioni, arrivando a sventolare cappi e nodi scorsoi in Parlamento, all'indirizzo di coloro che accusavano di corruzione.

Era l'irripetibile occasione di costruire finalmente quello che un politico dalle geniali intuizioni definì allora "Un Paese Normale"!

Vent'anni dopo 

Vent'anni dopo, i forcaioli di allora sono travolti da scandali per una corruzione talmente avida e grossolana che neanche allora sarebbe stata tollerata.

I magistrati di allora hanno quasi tutti dovuto rinunciare alla caccia. Alcuni sono entrati in politica essi stessi per tentare di cambiare le regole e facilitare la prosecuzione dei corrotti, ma persino tra le loro fila sono esplosi vergognosi scandali.

Il comico esiliato allora è diventato un capopopolo arrabbiato, tanto da diventare il terzo partito alle recenti elezioni, senza bisogno di un programma, ma solo dando voce (ed improperi) alla rabbia ed alla frustrazione di chi non ne può più di tollerare.

Gli eredi del grande partito di popolo che aveva dominato tutta la storia repubblicana sono ridotti a poche sparute tribù attorno a capi minori e poco noti, la cui unica ragion d'essere è vivere di finanziamenti pubblici.

Gli eredi dell'altro grande partito di popolo che opponeva al primo una visione alternativa è privo di leader degni di tale nome da oltre quindici anni, da quando al politico geniale dalle geniali intuizioni venne a mancare il coraggio delle sue opinioni e lui si vendette, in nome di una realpolitik degna di miglior causa, ad un machiavellismo meschino e vile per il quale, credendosi burattinaio divenne la marionetta, l'utile idiota del peggior nemico del suo elettorato.

E quest'ultimo ha dominato a suo piacere e per i suoi comodi il ventennio di cui sopra, presentandosi come 'L'uomo nuovo', accolto da chi avrebbe dovuto fare i conti con la storia come 'L'uomo della provvidenza' (come all'alba di un'altro ventennio infame) che da quei conti li avrebbe salvati.
Non ha mai convinto più di un elettore su tre (tra cui molti lo scelsero come il male minore), ma ha sdoganato e portato al potere i partiti che mai e poi mai avrebbero avuto accesso alla stanza dei bottoni senza di lui, e che quindi da lui divennero dipendenti, compresi gli ex forcaioli di cui sopra, obbligati a mantenerlo al potere volenti o nolenti, perché lui potesse mantenervi loro.

Sotto di lui il potere era senza compromessi. Non c'era più spazio per la concertazione nazionale di un tempo, nella quale governo ed opposizione comunque negoziavano da posizioni diverse, ma nell'interesse generale.

Sotto di lui c'era spazio solo per i suoi interessi e, di ricaduta, per quelli di chi gli tornava comodo.
Non c'era spazio per il dibattito sui media, che mise sotto il tallone, quasi senza eccezioni.

Persino lui, però, oggi è in caduta, trascinato nel fango da comportamenti vergognosi per cui in qualunque altro Paese sarebbe già stato condannato.

Un'altra guerra di portata mondiale (quella al terrorismo) sta finendo in maniera ingloriosa per tutti, mentre tra i Paesi satelliti dell'allora Guerra Fredda si fanno largo i veri protagonisti di domani costruendo un futuro nel quale il nostro ruolo è ancora tutto da guadagnare.

L'irripetibile occasione di allora l'abbiamo mancata.
Oggi la reazione popolare è molto più stanca, meno appassionata, logorata da anni di delusioni dopo soprassalti d'orgoglio resi inutili dall'assenza di un leader. Fiaccata dalle difficoltà di una crisi i cui costi vengono scaricati sui più deboli da chi della crisi è responsabile.

L'occasione, stavolta, non è epocale come allora.
I leader che dovrebbero guidare il Paese fuori dalle conseguenze di decenni di malcostume oggi sono mezze figure; quelli che avrebbero potuto farlo sono stati bruciati tutti, senza eccezioni, da scandali veri o costruiti, dalla impossibilità di ottenere maggioranze non prezzolate attorno a progetti di governo onesti e seri, dalla rassegnazione di un Paese che ha smesso di credere che le cose si possano cambiare.
Dalla rassegnazione di un popolo che si è arreso a credere che vivere onestamente sia inutile.

Non credo più che sia possibile la rivoluzione pacifica che sognavamo allora.
Quella che ebbero a Lisbona, a Praga... ma che non fummo capaci di avere a Roma.

Ma sogno ancora che almeno stavolta abbiamo la forza ed il coraggio di esigerne ed ottenerne una più piccola, minore, normale: sogno di vedere in prigione chi ci ha derubato per anni di denaro pubblico, dignità e senso dello stato.

http://www.unita.it/italia/lega-bossi-e-il-trota-indagati-a-milano-1.411518


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